domenica 28 ottobre 2007

ANDIAMO A TEATRO!! LOMBARDI E TIEZZI

I GIGANTI DELLA MONTAGNA, Luigi Pirandello

regia di Federico Tiezzi
scene di Pier Paolo Bisleri
costumi di Giovanna Buzzi
luci di Gianni Pollini
con: Andrea Carabelli, Silvio Castiglioni, Roberto Corradino, Marion D'Amburgo, Iaia Forte, Clara Galante, Aleksandar Karlic, Sandro Lombardi, Ciro Masella, Giovanni Scandella, Massimo Verdastro, Debora Zuin

Sul finire della sua vita, Pirandello segna con I giganti della Montagna il suo dramma più arcaico: misteriosi elementi fantastici si intrecciano a caratteri di fiaba; elementi della vita si trasfigurano nel ritmo teatrale delle visioni: fino a spingere i protagonosti-attori a chiedersi dove sia la verità. "È nella magia del teatro" risponde il mago Cotrone; "È in noi e nella nostra struttura interiore" risponde più misticamente la Contessa. I giganti della Montagna sono i protagonisti invisibili del testo: rappresentano il potere nella sua materialità, possiedono i mezzi di produzione e li utilizzano per realizzare opere immani, e al tempo stesso esercitano un controllo invisibile attraverso la manipolazione delle coscienze. La Contessa Ilse è invece nemica della materialità nell’arte; la sua sapienza e il suo istinto indicano quale potrebbe essere il ruolo del teatro in un mondo dominato dalla vacuità e dall’irrazionalità: quello di riproporre il mistero e la ragione. Queste due visioni così differenti sono destinate a scontrarsi, ed è in mezzo a questo conflitto che si erge la figura magica di Cotrone; a lui e al suo pensiero "per immagini" si chiede forse una risposta alla crisi del teatro: il teatro è per coloro che sono disposti a contemplare i misteri del presente, le trasformazioni della realtà e della società.
Ultimo testo (incompiuto), I giganti della Montagna affonda le mani in interrogativi fondamentali: cos’è l’arte? Quale è il linguaggio che può più di ogni altro combattere l’omologazione e scardinarla? Il cinema, il teatro, la televisione? E qual è il ruolo dell’arte in una società che ha dimenticato la classicità, l’antichità, l’arte della comunicazione teatrale? Ponendosi queste domande Pirandello lascia aperto lo spazio a risposte che lo spettatore dovrà trovare da solo. C’è la verità di Cotrone, la verità di Ilse.. e se avessero ragione i mostruosi Giganti? Certo è nel conflitto tra questi tre diversi ordini in contraddizione che nasce la magia e l’attualità di questo testo. Lo spettacolo lo racconta utilizzando una fusione di linguaggi: recitazione, musica, arte visiva, cinema, danza sono gli elementi cardinali intorno ai quali ruota il lavoro degli attori e del regista. Federico Tiezzi ha curato la regia, con la collaborazione drammaturgica di Sandro Lombardi (interprete di Cotrone). Tiezzi intende usare il testo pirandelliano come una sorta di archetipo attraverso il quale scendere nei meandri più profondi dei meccanismi del teatro, delle sue suggestioni, dei suoi fasti e fallimenti, dei piaceri e dei dolori con cui esso irrompe nelle vite di chi vi si dedica. Come è noto, Pirandello non riuscì a terminare il suo capolavoro: l’ultima parte non è stata scritta e non resta che una sommaria descrizione fatta dal figlio, che la raccolse dal padre morente. Per questo spettacolo, Federico Tiezzi ha affidato al drammaturgo siciliano Franco Scaldati il compito di immaginare un possibile finale dell’opera.

Roma, 3-25 novembre 2007
Prato, 28 novembre-2 dicembre 2007
Bologna, 3-5 dicembre 2007
Firenze, 11-16 dicembre 2007
Bergamo, 4-13 gennaio 2008

Andate a vederlo!!! Per chi ha avuto occasione di vedere Gli Uccelli (sempre per la regia di Tiezzi), non resterà deluso: un'eleganza e un'armonia di luci e colori, ritmati da musica, canto e danza che rendono la fruizione davvero "magica", come direbbe Cotrone-Lombardi. La compagnia è forte di attori veramente validi, che creano come una compattezza su cui tutti gli elementi scenici paiono "scivolare": al punto che, per farmi capire, il finale in dialetto siciliano non risulta affatto pesante, ma si fa ascoltare, capire e apprezzare. Per convincere chi ancora è scettico, vi informo che questa messa in scena ha ricevuto i maggiori riconoscimenti, come il premio Ubu... Per la ricchezza dei lavori che Tiezzi e Lombardi portano avanti, la proposta diventa tripla: se potete, davvero, andate a vederli tutti!! (Dopo la data di Bergamo lo spettacolo si svolgerà anche a Legnano)


GLI UCCELLI, Aristofane

Due cittadini ateniesi, Pisetero ed Evelpide, stanchi della loro città, raggiungono un luogo sospeso tra terra e cielo, senza leggi, né violenza, l’utopica patria degli uccelli. L’incontro tra uomini e volatili è l’incontro tra esseri dell’aria ed esseri della civiltà, tra esseri pre-polis ed esseri della polis. L’avvenimento non è esente da conseguenze: Pisetero, ben presto, da viaggiatore utopico e difensore della democrazia e della libertà, si trasforma in tiranno, ponendosi come fondatore di una città degli uccelli, Nubicuculia, e ordendo un inganno ai danni dei vicini del piano di sopra, gli dei dell’Olimpo. Con un occhio ai drammi didattici di Brecht – “Questa regia – dichiarano Lombardi e Tiezzi – vuole avere lo stesso procedimento stilistico: farsi un argomento didattico, esibire la trasformazione, indicare un cambiamento dentro una società che da tribale diventa civile o politica. E si ingrigisce” –, va in scena quella che è stata definita “la più bella commedia di tutti i tempi” e che, oggi come all’epoca di Aristofane (è stata scritta nel 414 a. C.), si presenta come opera arguta e dissacrante, in cui affiora “l’amarezza di chi sa che ogni bel sogno è destinato a finire, a scontrarsi con le leggi implacabili della realtà” (Lombardi – Tiezzi).

Napoli, 30 gennaio-10 febbraio 2008
Parma, 15-17 febbraio 2008
Torino, 19-24 febbraio 2008
Pavia, 28-29 febbraio 2008


Ciò che più mi ha colpito nel vedere questa commedia è stata in primo luogo l'irresistible comicità del testo che, a essere sinceri, era l'ultima cosa che mi aspettavo (del resto, non facciamo che assimilare la grecità a una noia mortale; ceto: l'uomo, il destino... ma che noia!); si ride invece di gusto, prerogativa in genere dei testi di Aristofane, ma nel nostro caso dobbiamo ringraziare l'abilità della traduzione del professor Del Corno: il testo riceve qui chiarezza (e quindi efficacia) dal fatto che il testo è guardato innanzitutto nell'ottica degli attori, che di conseguenza lo restituiscono al pubblico. La seconda cosa che mi ha entusiasmata sono stati il coro e la musica, per cui ho pensato: "Ecco cosa sarebbe oggi il teatro greco!". E' uno spettacolo estremamente musicale, dove il coro degli uccelli emette gracchianti parole, che si formano dall'imitazione del verso di passeri, merli, civette; si viene così a creare un bagno di suoni e parole che, uniti agli sfavillanti colori dei costumi e del piumaggio, rendono all'occhio uno spettacolo unico. Inoltre il coro è protagonista di un intermezzo (paràbasi) esilarante e stupefacente per il canto e la coreografia. Non voglio anticipare nient'altro. Anche in questo caso, la compagnia è stata insignita del premio Ubu. Insomma, a questo spettacolo sembra non mancare davvero nulla, eccetto che l'essere visto... Andate, ascoltate, e se sbaglio, smentitemi!


LE CENERI DI GRAMSCI, adattamento dell'omonimo testo di Pierpaolo Pasolini

Lo spettacolo nasce dall’incontro di due protagonisti della scena italiana, Virgilio Sieni e Sandro Lombardi . Il coreografo e l’attore collaborano per la prima volta, nell’intento di creare un’opera dove danza e recitazione si rapportino in un dialogo continuo, dove la maturità delle rispettive ricerche, coreografica e attoriale, trovi reciproca eco. Il lavoro si basa su Le Ceneri di Gramsci di Pier Paolo Pasolini (1954), ambientato nel Cimitero degli Inglesi a Roma, dinanzi alla tomba di Antonio Gramsci, dove il poeta vive la sofferta consapevolezza di una contraddizione tra l’ideale marxista e una visione religiosa della realtà. La corporeità è il terreno di incontro e confronto tra le due dimensioni, orale e fisica, dell’opera. Nella scena la parola e la danza si sviluppano insieme, mirando a cogliere le risonanze che l’una innesca nell’altra, e che emergono nel loro sovrapporsi o dissociarsi. Un omaggio al poeta, una riflessione sui sensi e le percezioni del corpo e della storia, un’interpretazione insolita che non si limita alla recitazione o alla danza, ma al loro incontro nel nome di un testo.

Prato, 12-16 marzo 2008
Casalmaggiore, 18 marzo 2008

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